Questo libro trae spunto dal singolare paradosso che fa di Mozart un campione incontrastato della memorabilità storico-musicale a dispetto ma soprattutto a causa della dispersione delle sue spoglie mortali in una fossa comune. Che il destino gli abbia negato un luogo e un monumento atti a simboleggiare materialmente l’immortalità procuratagli dalla sua grandezza di compositore è una beffa ottimamente contrastata e neutralizzata dall’immensa popolarità del suo nome anche al di fuori della cerchia dei cultori della cosiddetta “musica classica”. I capitoli qui dedicati al fisico oltre che metafisico risarcimento a lui dovuto scandagliano minuziosamente i rapporti che il suo mondo interiore di uomo e di artista intrattenne con l’idea della morte, in relazione al suo modo di accennarne o di soffermarvisi nelle lettere, in particolare quelle scambiate con il padre; nondimeno se ne occuperanno rispetto al suo modo di darle abito sonoro in ambito operistico, all’interno delle partiture di musica sacra e in alcune composizioni puramente strumentali, alludendovi, in queste ultime, perlopiù in chiave ironica quando non addirittura sarcastica.