Enrico Rava ha intitolato la sua autobiografia, scritta con Alberto Riva per la Minimum Fax nel 2004, Note Necessarie e il suo disco del 2007 per Ecm The Words and the Days. In entrambe Enrico Rava si racconta, fortunatamente rispettando la normale funzione del prodotto: il libro infatti non presenta tra le sue pagine strani pentagrammi o simboli di scrittura musicale, ma parole raccontate e raccolte di una vita dedicata alla ricerca del proprio suono; il disco non presenta interventi parlati o voci fuoricampo, ma un nuovo tentativo di suonare esclusivamente le note necessarie. Testo e disco sono distanti nel tempo e nella fattura, ma raccolgono una sorta di celebrazione di colui che è considerato il punto più alto del jazz italiano. La straordinarietà è che il tutto è fatto con Rava sempre più impegnato sul palcoscenico, attivo nella produzione discografica, dedito all’insegnamento e coinvolto in progetti nuovi e originali, sfatando la radicata abitudine italiana di accorgersi della genialità nostrana sempre con ampio ritardo. Giornali e programmi televisivi, anche non di settore, dedicano infatti spazio e attenzioni a Enrico Rava; riviste e siti web lo intervistano e sempre più spesso Rava è il jazz italiano nel mondo; Enrico Rava, però, non è mai solo: non perde occasione, rigo di intervista o concerto per trasmettere l’indispensabilità dei musicisti che con lui vivono la sua musica e la tradizione jazzistica. Suona con musicisti molto giovani (con la formazione New Generation), partecipa a progetti così diversi e così “fuori dal jazz” (come l’omaggio a Buscaglione: Guarda Che Luna) con la rara comprensione della propria forza e la delicatezza del farsi da parte, come quando sul palco si porta la tromba al petto e indietreggia di qualche metro.
Ascoltando le note necessarie di un disco che racconta parole e giorni, al di là di preferenze e fattori tecnici o celebrazioni fuori luogo, vien voglia di dire un sano “grazie”. Vien voglia di regalare un disco, senza ulteriori spiegazioni, senza le diatribe di commenti e spunti sull’utilità degli standards e sulla mancanza poetica del jazz di oggi, ritrovabile secondo alcuni esclusivamente nei dischi dei musicisti dell’era ante-cd. Tutto questo perché se ci pensiamo è strano trovare un jazzista, che ha suonato in tutto il mondo e con molti dei più grandi musicisti della storia del jazz, che ha inciso e vinto premi e che poi adesso, ad anni di distanza ritorna a quella casa discografica con la quale aveva lavorato e che poi aveva abbandonato. Adesso quasi dice di essersi sbagliato anni fa (ma in fondo non è così importante…) e porta negli studi di Manfred Eicher la formazione su cui più ha investito: incide un primo disco in quintetto (Easy Living2004) poi un secondo in trio con Bollani e Paul Motian (Tati2005) che è un prodotto esclusivamente discografico, voluto dallo stesso Eicher e poi ritorna al quintetto con questo disco. Sembra ridiscutere forzature, ma non si adegua, e il suo suono diventa sempre più essenziale. Anche durante le presentazioni promozionali nel circuito Fnac in Italia, Enrico Rava si racconta e in ogni fiato del suo strumento presenta il percorso di questo ultimo lavoro, The Words and the Days, nel quale il suo quintetto ha come sempre Roberto Gatto alla batteria (per quanto riguarda la storia musicale degli ultimi anni di Ravasempre è il termine migliore, anche se non letteralmente del tutto esatto!), il contrabbasso di Rosario Bonaccorso e il pianoforte di Andrea Pozza(e non insistiamo sulle sostituzioni perché non sono tali!) e il trombone di Gianluca Petrella (sintesi perfetta di cosa può fare la genialità di un musicista di 68 anni sulla genialità di uno di 32!).
Enrico Rava
Roberto Gatto (Batteria)
Rosario Bonaccorso(Contrabbasso)
Andrea Pozza(Pianoforte)
Gianluca Petrella (Trombone)
Le dodici tracce del disco hanno un andamento in crescendo, tipico dei dischi della Ecm, il quintetto è spesso un trio o un duo, Enrico Rava sembra spesso in solo, come se dovesse raccontarsi scrivendo su un foglio bianco. La liricità della sua tromba attraversa le zone più alte del canto, la composizione è spesso dilatata e pensata per il dialogo con i suoi musicisti, gli assoli misurati e distribuiti nei diversi brani forse perché il termine “troppo” non rientra nei vocabolari di Rava e di Eicher. Il lavoro di cesellatura della parole e dei giorni del quintetto è lasciato naturalmente anche ad altri compositori come Russel Freeman con The Wind in cui, abbandonato l’onere compositivo, Rava si autorizza ad una ampia introduzione e stesura del brano quasi dovesse recitare il testo di una canzone o in Art Deco di Don Cherry. Due tracce sono a nome dei due senatori del quintetto: Sogni Proibiti di Bonaccorso, di cui va sottolineata la respirata esecuzione in contrabbasso solo e la brevissima Traps di Gatto.
Traccie
Tutte le composizioni sono di Enrico Rava, eccetto dove indicato.
The Words and the Days – 4:00
Secrets – 10:31
The Wind (Russ Freeman) – 4:44
Echoes of Duke – 6:36
Tutù – 7:09
Sogni Proibiti (Rosario Bonaccorso) – 2:11
Todamor – 6:37
Serpent – 9:07
Art Deco (Don Cherry) – 3:18
Traps (Roberto Gatto) – 3:25
Bob the Cat – 5:57
Dr. Ra and Mr. Va – 9:11
Enrico Rava compone ed omaggia, in Echos of Duke dedicata alla musica di Ellington, si apre lo stretto dialogo con Gianluca Petrella, che ritornerà in modo forte e ampio in diversi brani. Il lavoro dei due fiati del quintetto è una delle essenze più forti dell’intero disco, in particolare nella divertentissima Bob the Cat si coglie la freschezza della musica di Rava, la sua originalità nell’unirsi con chi è jazz oggi tra elettronica, dj set e tradizione. Tromba e trombone segnano un binario di intensità musicale e rispetto di posizioni e interplay che va oltre la tecnica. Il Dottor Ra o se preferite (perché più jazzistico) Mister Va è in continuo mutamento in questo disco, senza mai perdere i suoi due obiettivi: da un lato l’assoluta intensità espressiva raggiunta, sempre più spesso, soffiando e respirando nell’ottone di una tromba, e dall’altro il racconto di una storia, condivisa e aperta, di un musicista che, forse, nuovamente a prescindere da sensazioni, piacevolezze o analisi tecnico-musicali ha attraversato la storia del jazz degli ultimi decenni, ne fa parte e continua la sua musica in città, paesucoli e continenti con giorni, parole e note necessarie.
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