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“Venerdì in Vintage”-DJA

today23 Dicembre 2022 1

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EURYTHMICS 

1980: Dave Stewart ha 28 anni e Annie Lennox 26, da qualche anno suonano e cantano con The Tourists, un gruppo pop-rock che arranca faticosamente senza riuscire a sfondare veramente, nonostante tre album incisi e alcuni singoli passati direttamente nel dimenticatoio. Dave e Annie sono anche legati sentimentalmente, ma a volte una inutile rincorsa al successo è in grado di logorare anche i rapporti di coppia. Il gruppo si trova in Australia ma alla fine del tour decide di separarsi, e sul volo di ritorno anche Dave e Annie prendono la stessa decisione. «Siamo usciti dalla fine dei Tourists maltrattati e contusi» dirà più tardi Annie Lennox. 

Nonostante la fine della loro relazione i due decidono però di continuare a fare musica insieme, seguendo un’idea di musica elettronica sperimentale. 

Stewart ha raccontato nel libro “The Dave Stewart Songbook”: «Quando ci siamo lasciati come coppia per qualche strana ragione sentivamo che non potevamo davvero rompere quell’incantesimo, quindi abbiamo deciso di continuare a fare musica insieme. Questo ci ha causato molti problemi, eppure abbiamo finito per scrivere un sacco di grandi canzoni, alcune riguardavano la nostra relazione e altre la nostra relazione con il mondo che ci circondava. Qualunque cosa abbiamo scritto ha sempre avuto un lato oscuro e un lato leggero e in un certo senso la chiamo “musica realistica”, piena di alti e bassi delle relazioni reali e della vita stessa». .

Il primo album degli Eurythmics esce nel 1981. “In the garden”, nonostante sia stato inciso a Colonia col prestigioso produttore Conny Plank – uno che ha lavorato tra gli altri con David Bowie, Kraftwerk, Ultravox e Brian Eno – e con la partecipazione di diversi musicisti della scena sperimentale tedesca, è un fiasco colossale, così come i due singoli che ne vengono tratti. «A un concerto, abbiamo suonato per quattro persone – ha raccontato Dave Stewart – Siamo tornati a casa viaggiando per tutta la notte in mezzo a una bufera di neve e a un certo punto abbiamo dovuto fermarci in mezzo al nulla. Erano le 6 del mattino e Annie stava piangendo». «Pensavo che fosse la fine della strada – conferma Annie Lennox – Stavamo provando a scrivere ma ero infelice».

LIONEL RICHIE

Originario dell’Alabama, Lionel Richie –nato nel 1949 – scrive la storia della musica pop prima con i Commodores e poi con una carriera da solista.
Le sue canzoni – tra le quali figura “We are the world” – gli permettono di vincere un Oscar, un Golden Globe, cinque Grammy, più di altri quaranta premi in tutto il mondo e vendere oltre cinquanta milioni di album come artista solista.
 Quelli dei Commodores sono anni di grandi successi, che lasciano però a Richie la voglia di giocare la propria carta come solista. E così, anche se nel 1979 vince gli American Music Award per il singolo più popolare con “Three Times a Lady”. L’anno successivo è la volta di un American Music Award per il miglior gruppo soul e di un premio come migliore giovane artista nella musica da film per “Endless Love”. Nel 1982, anno in cui esordisce come solista, Richie vince un Grammy Award per la migliore performance vocale di pop maschile con “Truly”. I riconoscimenti si susseguono anche in occasione dell’album CAN’T SLOW DOWN, del già citato singolo “We are the world” (1985) e di “Say you say me” (1986).
Dopo anni di grande successo, Richie ha un momento di stasi dovuto a una situazione personale difficile e smette di scrivere fino al 1996 quando esce LOUNDER THAN WORDS, album che risente di un’influenza R&B. Nonostante l’accoglienza abbastanza buona, il disco non riesce a piazzare neanche una hit nella Top 30, suscitando critiche negative.

. Il lavoro successivo, TIME (1998) ha delle sonorità più famigliari, ma anche in questo caso i risultati non sono quelli sperati. Alla fine del 2000 viene pubblicato RENAISSANCE, mentre tre anni dopo – anche in seguito alle voci di divorzio dalla seconda moglie – esce JUST FOR YOU.
Nel 2006 Richie pubblica COMING HOME, disco che vede la collaborazione di diversi artisti come Jermaine Dupri, Raphael Saadiq, Sean Garrett e Dallas Austin. A questo seguono LIVE IN PARIS e LIVE: HIT GREATEST HITS, entrambi usciti nel 2007. TUSKEGEE (il nome deriva dall’omonima cittadina in cui Lionel è nato) viene pubblicato nel 2012: si tratta di un disco composto da 14 brani country riletti da duetti con grandi musicisti come Shania Twain. (10 gen 2018).

LIPPS INC.

Chi ha  almeno quarantanni e non si ricorda dei Lipps inc. (si pronuncia “lip synch”) significa che: o era in coma, o era su plutone, o era stato appisolato per due/tre anni. Altre scuse non possono esistere, visto che parliamo di sfornatori di bombe H musicali. E non parlo tanto della qualità artistica delle loro composizioni, ma della loro quasi eccessiva presa sul pubblico delle discoteche. Lo so, lo so, forse sì che il nome non vi torna a mente, ma se vi parlassi di canzoni come “Funkytown” o “How long”o comunque ve le facessi ascoltare? allora sì che ritrovereste di nuovo la vostra gioventù, coetanei miei. Per rendere giustizia alla recensione ve ne descrivo un po’ la storia.

I Lipps inc. erano una band Americana, precisamente proveniente da Minneapolis, appartenente alla Casablanca Records, etichetta gigante che contribuì non poco al loro successo. I componenti erano sei: Steven Greenberg, Cynthia Johnson, Terry Grant, David Rivkin, Tom Riopelle e Ivan Rafowitz. Questa band, risalente al periodo 1979-1981, aveva uno stile musicale molto riconoscibile: melodia orecchiabile, batteria scandita dalle prime drum machines a campionatura digitale, corale femminile compattissima, quasi gospel, cantanti soliste con estensione vocale veramente ampia, chitarre funkeggianti di contorno, linea di basso al sintetizzatore, tappeto musicale di tastiere e? l’ingrediente segreto di ogni band e cantante serio. Lo stile è inconfondibilmente Disco music, caratterizzato però da sonorità più europee, artificiali, già proiettate verso i mitici anni ’80.

Funkytown (1979) è la loro perla. Molto curioso l’intro di fiati della versione 12″, che si lasciava aprezzare dai DJs perché forniva loro l’intro necessario per il missaggio, così come alla fine. Poi, il corpo centrale trascina l’ascoltatore (che nel frattempo è diventato ballerino) dentro il groove scandito dalla batteria in battere e dalla linea di basso in levare. Il testo è molto povero, ma non ha assolutamente importanza: a chi balla non interessa. Unico difetto di Funkytown: eccessiva risibilità e arrangamenti un po’ grezzi. La risibilità comunque viene risolta in fretta per il nuovo singolo (ultimo di successo) l’anno successivo: “How long”. Quì la band tenta di riscattarsi (comunque mantenendo il genere musicale) dalla dimensione di “musicisti da festa” che si era assegnata con Funkytown. Lo stile è più serio, armonioso, ritmato ma lento, malinconico, ricercato. Anche i testi sono più ricercati e seriosi. Ma gli arrangiamenti rimangono ancora un po’ grezzi. Ciononostante in discoteca i Lipps inc. entrarono ancora da vincitori. “How long” è ideale da ascoltare guardando un tramonto sul mare.

Curiosità: la tipologia e il ritmo della drum machine utilizzati in questo brano sono gli stessi che sono in sottofondo ritmico del brano“Japanese boy” di Aneka (1981). I Lipps inc. sono divenuti materiale raro e oramai si trovano su compilation come quella che sto recensendo o sulle “One shot”. Forse non sarà il vostro genere, ma se amate le rarità che un tempo impazzarono o gli artisti “meteore” allora non dovete assolutamente perdere qualsiasi canzone che riguardi i Lipps incorporated!

Scritto da: admin

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