Artisti e Band

Venerdì in “VINTAGE” Con DJ Angelino

today4 Febbraio 2022

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Propaganda

Restiamo in terra tedesca per occuparci di questo gruppo di Dusseldorf, nato nel 1982 e formato in origine da Andreas Thein, Ralf Dörper e Michael Mertens.
Fino al 1985 sono famosi soprattutto in patria, dove restano confinati i loro primi singoli di taglio synth-pop, filone di grande tradizione in Germania. Per sfondare oltre i confini nazionali serve però un trampolino di lancio, e fortuna vuole che Trevor Horn, il cantante e discografico inglese, ricordato per “Video Killed The Radio Star” che realizzò con i Buggles nel 1979, proponga loro un contratto con una casa discografica britannica, la ZTT Records.In Gran Bretagna il trio originario si unisce alle connazionali Susanne Freytag e Claudia Brücken. I Propaganda tentano subito di colpire il pubblico con il singolo “Dr. Mabuse”
che entra nei primi posti della classifica inglese. Poi si inizia con la creazione del loro primo album “A Secret Wish”. L’album è preceduto da “Duel”, altro singolo di importante successo per il gruppo.
A Secret Wish“, uscito nel 1985, riscuote un grande successo e vende molto, grazie a “Duel” e al successivo estratto “p:Machinery“, altra grande hit in Italia nonostante da noi il synth-pop non sia mai stato particolarmente popolare né i gruppi tedeschi particolarmente amati (un noto DJ dell’epoca all’uscita del video di “p_Machinery” commentò: “la cantante dei Propaganda diventa più brutta a ogni singolo che esce”).Per i Propaganda, però, il successo dell’album è paradossalmente un boccone amaro: il gruppo infatti guadagna pochissimo rispetto alle copie vendute a causa del “contratto capestro” con la casa discografica, che prevedeva la cessione di tutti i diritti dell’album alla sola ZTT Records.Infatti già nel 1985, quando esce il remix “Wishful Thinking“, questo viene realizzato senza i Propaganda, che vista la situazione decidono di sciogliersi e di continuare da soli le loro carriere. La Bruken forma un duo con il quale pubblicherà un album nel 1988, Mertens invece continua a cantare le canzoni dei Propaganda senza gli altri membri fino al 1998 quando Mertens, la Brücken e la Freytag si riuniscono per creare nuovi singoli: vengono realizzate 9 tracce audio, con varie collaborazioni.Nel 2005 il duo Freytag-Mertens, di nuovo con il nome “Propaganda”, è tornato a
pubblicare nuovo materiale per una casa discografica tedesca. Strano destino quello dei Propaganda: nati in Germania, pensati per il pubblico inglese, ebbero successo soprattutto in Italia. Un solo album, ma degno di essere ricordato, si piazzò tra i primo 20 in quel periodo, da noi ma anche in Inghilterra, dove per un gruppo tedesco non era facile arrivare così in alto.Tra tutte le classifiche europee il risultato italiano il migliore fu “Duel” che arrivò al 2° posto in classifica: e ancora oggi non ci siamo dimenticati di loro!

Level 42

Dovunque si trovi, è comunque da lì che arriva buona parte di uno dei miei gruppi preferiti degli anni 80, i Level 42. Ci nascono e crescono tre dei membri fondatori, il cantante Mark King e i fratelli Phil e Rowland Gould.
E sempre sull’isola innominabile iniziano a suonare già da adolescenti, anche se è come al solito a Londra che nasce il vero embrione del gruppo, nel 1979.

È infatti nella capitale che Mark King e Phil Gould conoscono due tastieristi: Mike Lindup al college, e Wally Badarou quando Robin Scott (quello della mega-hit “Pop Muzik”) li coinvolge nel progetto “M”.
I quattro, più il chitarrista Dominic Miller, iniziano a suonare in sessioni di jazz-funk fusion sviluppando un loro stile, caratterizzato dalle tastiere ossessive di Lindup e Badarou e dal particolare approccio al basso elettrico che King aveva sviluppato da autodidatta, osservando alcuni musicisti americani.

Il nome Level 42, per chi se lo chiedesse ancora a distanza di 30 e passa anni, è un omaggio alla “Guida per autostoppisti galattici” di Douglas Adams, in cui “42” è la risposta definitiva alle domande definitive sulla vita, l’universo e ogni cosa in generale (ok, mi rendo conto che adesso ne sapete come prima).

La band a questo punto è solo strumentale.
Quando nel 1980 i Level 42 firmano per l’etichetta indipendente Elite Records, questa chiede che qualcuno si metta a cantare. Non trovando un cantante adatto, il gruppo ha la felice idea di affidarsi ai duetti tra la voce piena di King e il falsetto di Lindup; i fratelli Gould si occupano invece di scrivere i testi. L’alchimia funziona e poco dopo la Polydor li nota e li ingaggia: da lì parte la scalata al successo dei Level 42, con qualche hit inglese e una serie di album sempre più pop nello stile e sempre più di successo (Level 42, 1981; The Early Tapes, 1981; The Pursuit of Accidents, 1982; Standing in the Light, 19.

Lo stile dei Level 42 era originale, ma tutto sommato mi ricordava qualcosa di Limahl e Howard Jones. Comunque sia, nel momento in cui sperimentavo i primi effetti dei primi amori, quel titolo e quella melodia mi stregarono e “Lessons in Love” la ascoltai per tutta l’estate del 1986, come del resto mezza Europa: numero 1 in Danimarca, Germania, Svizzera, Sudafrica, numero 2 in Italia, Olanda e Svezia, numero 3 in Gran Bretagna e Irlanda, numero 4 in Austria e via dicendo. Anche la title track “Running in the Family” ebbe un bel successo, e l’album entrò nella top 10 in numerosi Paesi.

Human league

Gli Human League nascono a Sheffield nel 1977 dai due programmatori Martyn Ware e Ian Craig Marsh che dopo aver creato i Future arruolano il cantante Phil Oakey, dall’aspetto irresistibile e dalla voce baritonale, e Philip Adrian Wright che si occuperà dell’aspetto visivo della band. Patiti dei Roxy Music e soprattutto di Brian Eno e della filosofia «tutti possono fare musica, basta avere un sintetizzatore», nelle prime prove discografiche sono devoti a un minimal synth marziale che non disdegna cantati melodici sempre sul filo del rasoio tra il pop e i fumi di una fabbrica del futuro. Capolavori in questo senso sono la delirante Empire State Human o l’epica Being Boiled contenuti nei loro primi dischi Reproduction e Travelogue. Testi ispirati a film di serie Z e letteratura fantascientifica, influenze dettate dai deliri Arancia meccanica di Kubrick (da cui il titolo di un EP strumentale e altamente sperimentale, The Dignity of Labour, che è una frase scritta sul muro davanti casa dei genitori dell’Alex del film), atteggiamento di chi non ha intenzione di cedere il fianco al nichilismo punk. Anzi, con un’altissima dose di autoironia, nel sangue della band scorre il desiderio di liberare la giovane classe operaia inglese da una condizione di perenne depressione.

Gli Human League si pongono sulla scena alzando la testa con orgoglio proletario verso la musica da ballo (non a caso rivendicheranno influenze disco rivolgendosi con queste parole al loro pubblico di new waver: «Noi siamo gli Human League e siamo più furbi di voi») e quindi lontani dall’atteggiamento wannabe di certe tendenze autolesioniste o snob.

Nonostante questo, il sound della band è ancora ostico e legato alle suggestioni della tradizione industriale (nel senso di attività economica) di Sheffield. E poi succede qualcosa di strano. Dare, il disco del successo, arriva quando gli Human League si spaccano per divergenze artistiche e di base per una differente concezione di cosa significa musica pop. Una parte, quella più militante e politicizzata del duo fondatore Ware e Craig, fonderà i B.E.F. e più avanti gli Heaven 17 (anche qui una citazione da A Clockwork Orange), che troveranno il successo commerciale molto più tardi cercando di far passare slogan e concetti anticapitalistici. Gli Human League continueranno con Oakey e Wright in una specie di nichilismo attivo ed edonista sempre in salsa prolet e, in un certo senso, faranno un vero e proprio miracolo da working class heroes.

Perché con Dare, in effetti, si sdogana un sottogenere del sottogenere: la minimal synth. Spesso ed erroneamente associata alla minimal wave che è caratterizzata comunque dall’uso di sintetizzatori, questo stile si basa sì su tale strumentazione, ma con obiettivi sperimentali, con un suono particolarmente DIY, sporco, e con un’assoluta allergia a qualsiasi produzione patinata. Con questo album gli Human League riescono a trasformare uno stile particolarmente avanguardistico e di nicchia – anzi, proprio qualcosa di DIY e semi inascoltabile – in un prodotto di alta classifica.

10 Minuti di MIX Con DJ Angelino Buon ascolto

Scritto da: admin

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