News

“Venerdì in DISCO” Dj Angelino

today22 Dicembre 2023 4

Sfondo
share close

The Knack

1979 uscì “Get The Knack” il sottoscritto era già pronto per il power-pop e di questo posso ringraziare gli Sweet, anno 1973. “Blockbuster” fu la miccia che dette fuoco alla mia passione per le canzoni “just for fun”, passione che dura ancora oggi; con il senno di poi quella canzone, che non è power-pop, fu come trovarsi davanti ad un giornaletto di donnine nude. Capirete quindi che il disco dei The Knack fu come acqua fresca, e le note che sgorgavano da quei solchi furono la definitiva pietra tombale sul progressive (in particolare su quello che girava a fine anni settanta, uno smartellamento onanistico e tedioso), genere che aveva già ricevuto dal punk una bella mazzata. A differenza di quest’ultimo però con il power pop sembrava davvero di essere tornati all’epoca delle canzoni da turbe adolescenziali, micidiali ritornelli e melodie semplici corroborate da un sound chitarristico preciso e potente, con il minimo sindacale di assoli, e con la certezza di ascoltare canzoni che non se la tiravano troppo. Ma non è questo il post per fare un’esegesi del power pop, quindi ritorniamo a “Get The Knack”. Moltissime le analogie con i primi album dei quattro di Liverpool, dalla copertina ispirata al primo album pubblicato negli States “Meet The Beatles”, al vestirsi tutti alla stessa maniera (nei concerti i quattro vestivano con camicia bianca, cravatta nera stretta, pantalone nero) al logo della Capitol che riprendeva quello degli anni sessanta, fino alla registrazione dell’album, in pratica quasi live, e nella tempistica della registrazione, due settimane, così come nei costi, solo 18mila dollari. Ma non è questo il post per fare un’esegesi del power pop, quindi ritorniamo a “Get The Knack”. Moltissime le analogie con i primi album dei quattro di Liverpool, dalla copertina ispirata al primo album pubblicato negli States “Meet The Beatles”, al vestirsi tutti alla stessa maniera (nei concerti i quattro vestivano con camicia bianca, cravatta nera stretta, pantalone nero) al logo della Capitol che riprendeva quello degli anni sessanta, fino alla registrazione dell’album, in pratica quasi live, e nella tempistica della registrazione, due settimane, così come nei costi, solo 18mila dollari. L’album si apre con un trittico micidiale: parte con  “Let Me Out”

The Band | The Official Website of The Knack

The Knack's bassist Prescott Niles discusses their new Record Store Day double live vinyl album - Goldmine Magazine: Record Collector & Music Memorabilia

anche qui le analogie con il primo brano del primo album dei Beatles (questa volta però dell’uscita UK) sono evidenti: come “I Saw Her Standing There” apriva “Please, Please Me” anche il via a “Get The Knack” è dato dal “one two three four” del cantante per poi esplodere in un rock ‘n’ roll catartico: l’effetto fu quello di un calcio nelle palle ai barbogi di tutte le età. “Your Number Or Your Name” è il Mersey sound aggiornato alla fine dei seventies, “Oh Tara” è una meraviglia in cui si incastona il pop di kinksiana memoria. Con “(She’s So) Selfish” viene riscoperto e omaggiato il sound a la Bo Diddley, mentre “Maybe Tonight” è una ballad che concorre in bellezza (senza superarla in questo caso) con un’altra canzone di quel periodo: “Party Girl” di Elvis Costello. La conclusione della prima facciata è l’adrenalinica “Good Girls Don’t”, ritorniamo al r’n’r che apre l’album con parti di armonica che ricordano il primo John Lennon.

“My Sharona” (a tal proposito potete leggere un bel post dedicato al brano proprio qui, grazie a Nicola Chinellato) apre la seconda facciata e qui ogni commento è superfluo: una canzone che conoscono anche i sassi, disco da milioni di copie vendute, e l’unico vero successo del power pop. Il brano seguente, “Heartbeat”, è una riuscita cover di una vecchia canzone di Buddy Holly, un aggancio, se così si può dire, al padrino del genere. “Siamese Twins” altro bel pezzo r’n’r ci introduce ad altre due perle del disco: la sognante “Lucinda” e la bellissima “That’s What The Little Girls Do” e qui i paragoni si sprecano. Non solo Beatles, qui The Knack si fanno epigoni degli Hollies e financo dei Beach Boys, armonie vocali e chitarre cristalline come se piovesse. Il gran finale è affidato a “Frustrated”, brano dal massiccio riff chitarristico e dal grandioso lavoro alla batteria di Bruce Gary. Come spesso accade, il successo inatteso della band di Doug Fieger creò invidia e incazzature assortite da parte della stampa specializzata americana nonché degli addetti ai lavori. La band a causa dei testi fu accusata di misoginia, arroganza (forse perché non concedevano interviste)  e di essere dei novelli Monkees, costruiti ad arte dall’industria discografica. Cazzi loro, verrebbe da dire, che di infausti censori e minchioni il mondo della critica musicale ne era pieno anche allora, gente che si attacca al nulla, rosa dall’invidia per come una band con molta energia e poche seghe mentali riuscì a creare e a vendere un’idea che partiva da lontano e che fu attualizzata alla bisogna. Poco male, ad oggi The Knack sono ancora ricordati ed amati, di quegli scribacchini invece se ne è persa ogni traccia.

The Knack My Sharona / Let Me Out 7 Vinyl VG/VG - Etsy

 

 

 

 

Lipps Inc

 

Chi ha  almeno quarantanni e non si ricorda dei Lipps inc. (si pronuncia “lip synch”) significa che: o era in coma, o era su plutone, o era stato appisolato per due/tre anni. Altre scuse non possono esistere, visto che parliamo di sfornatori di bombe H musicali. E non parlo tanto della qualità artistica delle loro composizioni, ma della loro quasi eccessiva presa sul pubblico delle discoteche. Lo so, lo so, forse sì che il nome non vi torna a mente, ma se vi parlassi di canzoni come “Funkytown” o “How long”o comunque ve le facessi ascoltare? allora sì che ritrovereste di nuovo la vostra gioventù, coetanei miei. Per rendere giustizia alla recensione ve ne descrivo un po’ la storia.I Lipps inc. erano una band Americana, precisamente proveniente da Minneapolis, appartenente alla Casablanca Records, etichetta gigante che contribuì non poco al loro successo. I componenti erano sei: Steven Greenberg, Cynthia Johnson, Terry Grant, David Rivkin, Tom Riopelle e Ivan Rafowitz. Questa band, risalente al periodo 1979-1981, aveva uno stile musicale molto riconoscibile: melodia orecchiabile, batteria scandita dalle prime drum machines a campionatura digitale, corale femminile compattissima, quasi gospel, cantanti soliste con estensione vocale veramente ampia, chitarre funkeggianti di contorno, linea di basso al sintetizzatore, tappeto musicale di tastiere e? l’ingrediente segreto di ogni band e cantante serio. Lo stile è inconfondibilmente Disco music, caratterizzato però da sonorità più europee, artificiali, già proiettate verso i mitici anni ’80.

7 " Single Vinile - Lipps Inc – Funkytown - S8303 K50 | eBay

Funkytown (1979) è la loro perla. Molto curioso l’intro di fiati della versione 12″, che si lasciava aprezzare dai DJs perché forniva loro l’intro necessario per il missaggio, così come alla fine. Poi, il corpo centrale trascina l’ascoltatore (che nel frattempo è diventato ballerino) dentro il groove scandito dalla batteria in battere e dalla linea di basso in levare. Il testo è molto povero, ma non ha assolutamente importanza: a chi balla non interessa. Unico difetto di Funkytown: eccessiva risibilità e arrangamenti un po’ grezzi. La risibilità comunque viene risolta in fretta per il nuovo singolo (ultimo di successo) l’anno successivo: “How long”. Quì la band tenta di riscattarsi (comunque mantenendo il genere musicale) dalla dimensione di “musicisti da festa” che si era assegnata con Funkytown. Lo stile è più serio, armonioso, ritmato ma lento, malinconico, ricercato. Anche i testi sono più ricercati e seriosi. Ma gli arrangiamenti rimangono ancora un po’ grezzi. Ciononostante in discoteca i Lipps inc. entrarono ancora da vincitori. “How long” è ideale da ascoltare guardando un tramonto sul mare.

Lipps Inc how Long There They Are 6000509 Vg- Vinyl 45T Sp | eBay

 

 

 

 

 

NENA

Nena Kerner intraprende  carriera da solista  purtroppo non le ha regalato (almeno a livello internazionale) soddisfazioni di classifica seppur estemporanee ma ne ha sicuramente confermato le innegabili doti di bravura canora, personalità ed onestà, nonostante un andamento qualitativo segnato da troppi alti e bassi. “Wunder Gescheh’n” del 1989 è un ottimo inizio che dimostra come Nena sia ormai pronta a camminare con le proprie gambe, guardando oltre la new wave e proponendo arrangiamenti raffinati e belle melodie seppur con qualche (dolce) ingenuità, a cui tuttavia seguono due prove non esattamente memorabili come “Bongo Girl” (1992) e “Und Alles Dreht Sicht” (1994), che poco hanno da offrire se non un pop rock abbastanza canonico che dà un buon risalto alla voce squillante ed entusiasta della cantante tedesca ma si rivela poco personale e convincente solo in qualche singolo episodio. Il secondo acuto arriva nel 1997 come “Jamma Nich”, album gradevolissimo che vira su sonorità elettroniche più spigliate ed accattivanti, seguito l’anno successivo, forse un po’ troppo frettolosamente, da un’altra prova interlocutoria e complessivamente incolore come “Wenn Alles Richtig Ist, Dan Stimmt Was Nicht”. Arriviamo così all’alba del nuovo millennio, ed il sesto album di Nena va oltre ogni più rosea aspettativa. Spiazzante, forse anche per la cantante stessa, completamente diverso da ogni uscita precedente, sia solista che con la band, “Chokmah” è l’indiscusso fiore all’occhiello della sua produzione.

 

'Chokmah' von 'Nena' auf 'CD' - Musik

Il merito di questa svolta radicale ed ottimamente riuscita può essere ricondotto al produttore Florian Sitzmann, che convince Nena a mettere da parte incisioni ed idee precedenti per iniziare un nuovo progetto partendo da zero. Nessun legame con il passato quindi, “Chokmah” dovrà essere una struttura solida ed unitaria, raffinatezza e ricerca stilistica ne dovranno essere i cardini. Alla fine ne esce fuori un album fortemente influenzato da sonorità di oltre Atlantico; soul, urban, hip-hop ed una forte connotazione elettronica; un nuovo mondo, ed un nuovo modo di porsi e di cantare per Nena, non più la “guerriera felice” armata di sorriso e capelli corti dei suoi anni ’90 ma una donna più matura, riflessiva e sofisticata, che esplora il limite delle proprie capacità artistiche. Introspettivo, femminile, dinamico ed avvincente, “Chokmah” stupisce ed impressiona per la fluidità, cura e coerenza del discorso musicale, in cui ogni canzone è parte integrante ed al tempo stesso dotata di una propria identità indipendente. Capolavori come “Silbermond” e “Lichtarbeiter” restituisono Nena ad una dimensione “avanguardistica” che le mancava dai tempi della band, colpendo immediatamente per la potenza immaginifica delle melodie, enigmatiche e notturne; la voce di Nena è quella di un’inquieta ed ammaliante sirena, intensa, sensuale ed elegantissima, mentre “Ich Hor Mir Zu” preferisce a questi fasti scenografici un approccio soul/folk semiacustico più raccolto ed agrodolce, ugualmente raffinato e soavemente straniante, “Club Der Leisen” invece si dilata affidandosi ad un’elettronica minimaleed atmosfere urban/jazzy, unita ad un cantato/flow languido e disincantato, ricordando come approccio e musicalità il Falco più sperimentatore delle ultime incisioni pubblicate postume, “Ecce Machina” su tutte. Con “Rede Lieber Nicht Zuviel” Nena sviluppa ancora più profondamente questa liaison con il microcosmo black, proponendo una stralunata, brillante ed ironica performance alternative hip-hop a’la Imani Coppola, come anche la più semplice ma ottima ballad R’n’B “Carpe Diem” in un’ottica più radiofonica, canzone da dolce risveglio in contrasto con le atmosfere generalmente serali/notturne dell’album. L’iniziale titletrack conserva qualche vaga reminescenza new wave nell’arrangiamento, evolvendosi in un discorso musicale molto dinamico e volutamente disorientante che, specialmente nell’approccio vocale deciso del refrain ricorda molto da vicino la Sheryl Crow anni ’90, una somiglianza che avevo già avuto modo di notare in alcuni frangenti del suo doppio album “Cover Me” del 2007 e che si può facilmente riscontrare anche in episodi come “Heute Hab Ich Die Sonne Mit Dem Mond Verwechselt” e “Lass Die Leinen Los”, avvincenti midtempos che propongono un’efficace formula strofa lenta-ritornello potente e dinamico. Estendendo ulteriormente il parallelismo con la cantautrice americana si può affermare che “Chokmah” è il “The Globe Sessions” di Nena, una continua ricerca di soluzioni espressive raffinate ed originali, non necessariamente vincolate ai canoni radiofonici ed un continuo, intrigante flusso di chiaroscuri emotivi, ma nel caso di Sheryl Crow una mossa del genere era ampiamente preventivabile dato il suo background, non altrettanto si può dire di Nena per cui questo album arriva come un fulmine a ciel sereno, risultando per questo ancora più affascinante e piacevole da scoprire passo dopo passo, chiedendosi ad ogni tappa del percorso quali sorprese riserverà la prossima canzone. La svolta verso sonorità “nere” è una scelta artistica attuata con intelligenza e pianificazione, non un grossolano ed inelegante salto sul carrozzone del trend del momento e la una piacevole riedizione rappata di uno dei suoi classici, “Leuchtturm”, conclude idealmente questa connection ebony & ivory che tuttavia non compromette un’identità che resta riconoscibilmente europea, sottolineata dal mantenimento della propria madrelingua, una scelta non solo identitaria ma anche un grande valore aggiunto in termini di stile ed originalità almeno per quanto mi riguarda.

Leuchtturm- 3 new versions/ ich häng immer noch an dir- new version / nena spricht leuchtturm by Nena, MCD with collector89 - Ref:117405028

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scritto da: admin

Rate it

Articolo precedente

Eventi

ROCK IT UP – Sabato 23 dicembre

GOOD GUYS TORNA CON “ROCK IT UP” SABATO 23 DICEMBRE AL “BARBERA & CHAMPAGNE” DI VAREDO (MB) Nuovo appuntamento con la musica dal vivo di Good Guys, agenzia di management e promozione artistica. Sabato 23 dicembre, torna il format “Rock It Up” al “Barbera & Champagne” di Varedo (MB), in via Madonnina 2, questa volta con le esibizioni di due nuove band: Too Tiny e Gasline. Inizio alle 21:00, l’ingresso […]

today21 Dicembre 2023 1


0%