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“Venerdì in DISCO”-Con DJAngelino ( Olivia Newton John, Visage, Yes)

today24 Novembre 2023 1

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OLIVIA NEWTON JOHN

Intramontabile icona degli Anni Ottanta, Olivia Newton-John è la teenager dei 50ees che faceva girare la testa a John Travolta in Grease dove, da deliziosa liceale che confida alle compagne le sue “Summer Nights” da batticuore, si tramuta in una bambola in sexy tutina di pelle che seduce il bulletto col chiodo, sculettando in “You’re The One That I Want”. La consacrazione arriva col Grammy, grazie a quel taglio sbarazzino e a quel “Physical” che allena a colpi di fitness, in una palestra che trabocca di testosterone. Britannica d’origine ma australiana di adozione, la star è la più giovane dei tre figli – Hugh (medico) e Rona (attrice) – di Brinley “Bryn” Newton-John, gallese, e di sua moglie Irene Born, di radici tedesche. La famiglia di sua madre aveva lasciato la Germania prima della Seconda Guerra Mondiale, per evitare il regime nazista. Suo nonno materno è il premio Nobel per la Fisica, Max Born. Suo padre, invece, era un MI.5 (Military Intelligence, Section 5); un ufficiale segreto del progetto Enigma a Bletchley Park, che ha contribuito alla cattura di Rudolf Hess, uno degli apostoli di Hitler. All’età di sei anni, la piccola Olivia si trasferisce nella “terra dei canguri” dove papà lavora come professore presso l’Ormond College e l’University of Melbourne. All’età di quattordici anni, Olivia fonda con le amiche dell’High School una band chiamata “Soul Four”, con la quale si esibisce nel locale di un suo parente. Poco tempo dopo, come solista, vince un talent contest: il premio consiste in un viaggio in Inghilterra. Durante la sua permanenza, nel 1966, la ragazza incide il suo primo singolo per la Decca Records, “Till you say be mine”. Nel 1970, viene scelta come frontgirl per il gruppo “Tomorrow”, con il quale prende parte ad un musical omonimo e a cui segue la pubblicazione della colonna sonora. Presto la band si scioglie e la giovane biondina inizia la sua collaborazione con Bruce Welch e John Farrar; quest’ultimo diventa autore e producer dei suoi maggiori successi.

Olivia Newton John “la bionda Sandy” di Grease - Globe Today's

Nel frattempo, conosce Cliff Richard col quale partecipa a una serie di special tv e numerosi tour, che contribuiscono ad accrescerne la popolarità, specialmente nel Regno Unito. Nel 1975, grazie al pezzo “I Honestly Love You”, si accaparra tre Grammy Award come Best Pop Female Vocalist, Record of the Year e Best Country & Western Vocal Performance. Da questo momento, la sua popolarità cresce notevolmente, anche negli Stati Uniti. Il ll’età di quattordici anni, Olivia fonda con le amiche dell’High School una band chiamata “Soul Four”, con la quale si esibisce nel locale di un suo parente. Poco tempo dopo, come solista, vince un talent contest: il premio consiste in un viaggio in Inghilterra. Durante la sua permanenza, nel 1966, la ragazza incide il suo primo singolo per la Decca Records, “Till you say be mine”. Nel 1970, viene scelta come frontgirl per il gruppo “Tomorrow”, con il quale prende parte ad un musical omonimo e a cui segue la pubblicazione della colonna sonora. Presto la band si scioglie e la giovane biondina inizia la sua collaborazione con Bruce Welch e John Farrar; quest’ultimo diventa autore e producer dei suoi maggiori successi. Nel frattempo, conosce Cliff Richard col quale partecipa a una serie di special tv e numerosi tour, che contribuiscono ad accrescerne la popolarità, specialmente nel Regno Unito. Nel 1975, grazie al pezzo “I Honestly Love You”, si accaparra tre Grammy Award come Best Pop Female Vocalist, Record of the Year e Best Country & Western Vocal Performance. Da questo momento, la sua popolarità cresce notevolmente, anche negli Stati Uniti.

Olivia Newton-John – Hopelessly Devoted To You (1978, Vinyl) - Discogs

 

 

VISAGE

Un incubo ad occhi aperti che rimane impresso a fuoco nella memoria. Consigliato agli amanti dell’orrore digitale.

Immaginate di essere nella Sala Conferenze della Gamescom del 2014. Immaginate di stare assistendo alla presentazione di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, entusiasti di stare per giocare alla nuova avventura di Big Boss ideata da Hideo Kojima. Immaginate, ora, che lo schermo diventi improvvisamente scuro e che venga proiettato il nome di una software house totalmente sconosciuta, probabilmente al debutto assoluto nell’industria videoludica: 7780s Studio. Il trailer inizia, un sottofondo musicale suonato al pianoforte richiama qualcosa alla mente ma siete confusi da quello che state vedendo, non riuscite a capire cosa sia.

Un uomo si muove lentamente tra le strade di una cittadina deserta abbracciata da una fitta coltre di nebbia. ‘Riuscirete a decifrare l’enigma?’ recita una scritta di colore rosso acceso, per poi lasciare spazio alla frase ‘il primo teaser interattivo della storia’.

Album e Canzoni di Visage | maTeo Radio

Quella stessa sera, dopo l’evento, questo teaser giocabile di un progetto non meglio identificato, viene rilasciato sul marketplace digitale di Sony con il nome di ‘P.T.’ ed attira immediatamente l’attenzione di milioni di giocatori da tutto il mondo, intenzionati a scoprirne la vera natura, a portare alla luce tutti i suoi segreti.

Come spesso accade in questi casi, il mistero non è rimasto tale a lungo. Grazie agli sforzi combinati di giocatori, giornalisti e YouTuber, la verità è venuta rapidamente a galla e si è rivelata molto più sconvolgente di quanto ci si potesse aspettare. L’imperscrutabile P.T. non era altro che un assaggio di Silent Hills, il nuovo capitolo della leggendaria saga horror di Konami diretto dal papà di Metal Gear, Hideo Kojima, e dal celebre regista Guillermo del Toro con la partecipazione dell’attore Norman Reedus.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/3/34/Visage_cover.jpg

 

 

 

 

YES

Con le loro suite, gli Yes hanno occupato un ruolo centrale nell’evoluzione della musica rock, esplorando nuove forme espressive tanto con gli strumenti, quanto con le armonie vocali. Fra scioglimenti e reunion, l’epopea della band inglese prosegue a tutt’oggi. “Quando cominci a far musica che non è sesso, droga e rock’n’roll, né roba politicamente corretta, ma qualcosa di più spirituale, allora diventa come una crociata”.
John Roy Anderson nasce il 25 ottobre del 1944, ad Accrington, nel nord dell’Inghilterra. La sua famiglia è piuttosto povera e così a quindici anni lascia la scuola per dare una mano all’economia di casa, svolgendo i lavori più umili. Il ragazzo è piuttosto ambizioso, e nonostante le difficoltà cerca di costruirsi una cultura per sfuggire al grigiore circostante. La passione per la musica trova sfogo con il rock’n’roll e i crooner americani, ma la prima band che lo incanta sono gli Everly Brothers, da cui nasce un’ossessione per le armonie vocali che sarebbe diventata proverbiale, influenzando la sua produzione futura.
A diciotto anni entra in una band locale chiamata Warriors. Vi militano suo fratello Tony, con cui mette a punto i primi intrecci vocali, il batterista Ian Wallace, poi nei King Crimson durante il biennio ’71-72, e il bassista David Foster. I Warriors eseguono perlopiù cover (rock’n’roll, Motown, beat), ma pur durando diversi anni non vanno più in là del suonare in locali di provincia e incidere un paio di anonimi singoli. Nel 1967 passano un periodo in Germania, durante il quale John decide di averne abbastanza. Rientra così in Inghilterra e approda a Londra con un bagaglio e poco più.
Lì inizia a frequentare La Chasse, a pochi passi dal Marquee, e conosce il proprietario del locale, che gli offre un sostegno economico nel momento in cui si rende conto delle sue potenzialità come cantante. Sempre lì incontra Paul Korda, che lavora alla Emi e gli fa incidere un paio di 45 giri, usciti sotto il bizzarro pseudonimo di Hans Christian. Nulla si muove fino a quando, nel marzo del ’68, si imbatte in uno spilungone di nome Chris Squire, bassista e cantante che ha sciolto da poco i Syn e sta cercando di mettere in piedi un nuovo progetto.

Yes - biografia, recensioni, streaming, discografia, foto :: OndaRock

Squire è cresciuto con la musica classica e ha cantato per anni in un coro, la sua passione per il rock è recente, ma l’ha letteralmente sommerso. I Syn avevano rappresentato un’esperienza formativa piuttosto solida e fra i loro singoli si può rintracciare il grazioso r&b psichedelico “14 Hour Technicolour Dream”.
Parlando i due scoprono di avere molti gusti in comune, in particolare per le band capaci di fare dell’armonia vocale un punto di forza, quindi Simon & Garfunkel, Beatles, e curiosamente anche una band americana molto famosa in patria ma praticamente ignota in Inghilterra, gli Association, le cui architetture stanno il quel momento alzando l’asticella della difficoltà per molto del pop-rock proveniente dall’altra parte dell’oceano. Discorso a parte per gli Who, di cui amano le acrobazie strumentali, fra le più avveniristiche del periodo.
Il giorno dopo l’asse Anderson-Squire è già in sala prove. Il nucleo degli Yes è una realtà, il resto ha bisogno di appena qualche mese per venire assemblato: il chitarrista Peter Banks faceva parte dei Syn insieme a Squire, che pensa bene di richiamarlo, mentre per il tastierista Tony Kaye e il batterista Bill Bruford basta un annuncio su Melody Maker.

Yes - 90125 - 1983 LP 33 Giri | eBay

 

 

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