“Tra Luci e Ombre: L’Ascesa di Talija Project da una Melodia di Speranza”
In un contesto musicale spesso saturato da suoni omogenei e narrazioni superficili, emergono storie di rinascita e riscatto personale che ci ricordano il potere salvifico dell’arte. Talija Project non è solo un progetto musicale; è l’incarnazione di una lotta, una testimonianza vivente del modo in cui la musica può funzionare come balsamo per le ferite dell’anima. La genesi di questo progetto risale al 2020, un anno che per molti è stato sinonimo di sfide senza precedenti. È in mezzo a questa tempesta che l’anima dietro Talija Project trova la forza non solo di affrontare, ma di trasformare il dolore in un’espressione artistica vibrante e autentica.
La decisione di reinterpretare “Mad World” dei Tears for Fears non è stata casuale. Questo brano, con la sua melodia malinconica e il testo profondamente toccante, funge da simbolo per il viaggio di riscatto intrapreso. Ma non si ferma qui; l’inedita passione e determinazione si traducono nella pubblicazione indipendente di cinque singoli che spaziano tra diverse sonorità, dalla poesia intima di “Sotto un temporale” e “Sensi” all’energia vibrante di “Promise”, “Baby” e “Reaper”. L’eclettismo di Talija Project è ulteriormente sottolineato dalla rivisitazione di “Best of You” dei Foo Fighters, un lavoro svolto insieme ad Andrew De Nardo che esemplifica la collaborazione creativa anche in tempi di isolamento.

Il 2021 segna un momento importante nel percorso di Talija Project grazie alla collaborazione con Mitumme, eccezionale polistrumentista e songwriter romana, nella pubblicazione del singolo “Jump“. Questa partnership non solo arricchisce il tessuto sonoro del progetto, ma sottolinea anche un passaggio chiave verso la definizione di un sound distintivo che Talija Project riesce a incarnare.
Talija Project non si limita alla sola sfera musicale; l’intento è anche quello di creare un ecosistema visivo che accompagni e potenzi i brani, dalla realizzazione di video musicali all’ideazione delle grafiche.
La partecipazione a “The Artist” insieme a Frank Julian rappresenta un ulteriore sforzo per valorizzare l’unicità di ogni artista, promuovendo un dialogo tra diverse forme espressive.
Il consiglio ricevuto dal padre della mente creativa dietro Talija Project, “Non lasciare la musica, ti salverà sempre il culo”, riecheggia come un mantra che non solo ha guidato la nascita di questo progetto, ma continua ad alimentarne la fiamma. Talija Project è la dimostrazione vivente di come, anche nei momenti più oscuri, la musica possa essere una fonte inesauribile di speranza, ispirazione e, soprattutto, di salvezza.
Siamo entusiasti di annunciare che Talija Project ha rilasciato un’intervista esclusiva per i lettori di ZeroPuntoZeroMHz. In questa imperdibile opportunità, potrete scoprire dettagli intriganti sul progetto e sulle menti creative dietro di esso. Continuate a leggere per immergervi nell’universo di Talija Project e per svelare retroscena e anticipazioni esclusive.”
Come hai iniziato la tua carriera musicale e qual è stata la tua prima esperienza significativa nel mondo della musica?
Carriera è un parolone, parlerei di passione. Mi diverto molto a fare musica ma soprattutto ad ascoltarla e scoprire artisti. Ho inziato proprio dall’ascolto, trovando musica così coinvolgente che mi è venuta la voglia di lanciarmi nello scrivere le mie canzoni. Il punto chiave del mio percorso è stata la nascita di Talija Project con la cover di Mad World dei Tears for Fears perchè ho inquadrato l’atmosfera che volevo creare nei miei brani.
Quali generi musicali canti attualmente e quali ritieni di dominare meglio?
Sicuramente non canto l’opera perchè non ne sono capace, ma mi piacerebbe tantissimo sperimentare con la lirica applicata al metal e lo farò. Mi trovo a mio agio nella musica elettronica e mi diverto nel soul, nel pop e in unplugged; ho provato il rap e per fortuna non ci sono testimoni.
C’è qualche genere musicale che vorresti provare a esplorare o sperimentare nel futuro?
Sì, come dicevo prima, vorrei provare a cimentarmi con il symphonic metal ma ho qualche idea anche sulle contaminazioni etniche applicate al mio genere, devo studiare bene la cosa perchè c’è il rischio di essere banali.
Qual è stata la tua maggiore fonte di ispirazione musicale finora?
Tante, non ce n’è una. Si può dire che ogni volta che scopro qualcosa di nuovo, mi faccio ispirare.
Quali sono le tue principali influenze musicali che si riflettono nel tuo stile?
La musica elettronica anni 90, sicuramente, tipo Massive Attack o Moby. Tuttavia devo dire che cerco di analizzare bene le produzioni più recenti perchè ce ne sono di veramente affascinanti, anche se magari non sono artisti che metto in cuffia per diletto. A livello di produzione, per esempio, amo moltissimo la qualità che ho trovato in gruppi orientali, di diverso genere, dal metal alla tecno, davvero produzioni che ispirano a livello di suoni.
Raccontaci un po’ del processo creativo dietro le tue canzoni. Da dove trai l’ispirazione per scrivere testi e melodie?
Nei testi ero più coinvolta emotivamente all’inizio del mio percorso, ci buttavo dentro tutto. Adesso sono più concentrata sull’atmosfera sonora e quindi, nei testi, o decido di divertirmi provocando un po’, come in Malagente, oppure posso tranquillamente dire che, al momento, non sono l’aspetto principale.
Le melodie mi vengono in mente nei momenti più impensati e se mi rimangono in mente per qualche giorno, allora metto mano alla stesura di un brano. Poi interviene Frank Julian, ormai di fatto parte del progetto come strumentista e post-produzione e lì comincia qualche frizione perchè, da una parte ci sono io che parto a gamba tesa coi suoni, dall’altra c’è lui che procede ordinato con le partiture e poi con la scelta dei suoni; d’altra parte lui viene dal progressive rock, un genere molto tecnico. Lo ammetto: il suo sistema funziona anche se mi scoccia un po’ aspettare per scatenarmi con le atmosfere. Ma la parte tecnica serve e ci fa andare veloci.
Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera musicale fino ad oggi?
Ci sono periodi che ricordo con affetto, ad esempio quando ho partecipato come autrice di musiche per il teatro perchè era un contesto legato alla riabilitazione psichiatrica, per il resto, ti risponderei che è ogni volt ache comincio a scrivere nuovo materiale.
C’è un brano o un album che hai pubblicato di cui sei particolarmente orgogliosa? Perché?
Malagente, in collaborazione con Mico Argirò perchè è stata una bella esperienza, in cui mi sono sentita apprezzata e sostenuta sia da Mico, che da Frank. Sembra una banalità ma non lo è, perchè quando tre artisti, con la loro storia alle spalle, si mettono a sei mani a scrivere un brano, può finire molto male tra rivalità, frustrazioni e egocentrismi. Invece ho trovato due persone che hanno creduto in una mia idea che hanno ascoltato in una fase embrionale e che si sono messi a disposizione con la massima delicatezza, competenza ed entusiasmo. C’è stato veramente un bel clima.
Hai mai avuto delle sfide significative durante la tua carriera musicale? Come le hai affrontate?
Di solito devo rimbalzare contro muri di gomma che non servono a nulla e spesso parte da considerazioni meschine che trovo dall’altra parte. Mi riferisco al fatto che ci si aspetta un cliché e a me sta stretto. Altro problema sono i soldi che servono per portare avanti decentemente dei progetti: a quanto pare contano più della qualità che ci metti. Come le affronto? Me ne sbatto e vado avanti. Non ho cartellini da timbrare o voglia di atteggiarmi per deliziare gli altri, anche perchè quello che faccio, lo decido io.
Quali consigli daresti a chi sta iniziando una carriera nel mondo della musica?
Di botto ti direi: lascia perdere! Non ti infilare in questo tunnel! Però… magari davanti a me c’è il prossimo artista che sarà capace di dettare nuove regole, quindi non lo direi mai a nessuno. Più che consigliare, sono l’ultima persona che può consigliare, inviterei gli addetti dell’ambiente musicale, tutti, a essere più collaborativi e guardare meno il proprio orticello; così come di non farsi travolgere dai numeri, soprattutto nella scena underground, in cui i numeri sono, il più delle volte, individualmente così scarsi, da non riuscire a travolgere nessuno. Penso che gli artisti di successo siano quelli che rimangono onesti con se stessi e la propria passione; non ho la ricetta magica per farlo, avviene per ognuno in modo diverso. Quindi, no, consigli non mi sento proprio in grado di darne.
Quali progetti stai attualmente lavorando e che cosa possiamo aspettarci da te in futuro?
Al momento sto ultimando un album, spero di editarlo quanto prima. E ho iniziato a scrivere nuovi pezzi che considero molto ineterssanti. Vedremo con che tempi.
Hai mai considerato di collaborare con altri artisti o band? Se sì, con chi ti piacerebbe collaborare?
Ho collaborato e collaboro. Condividere è la parte più bella del fare musica. Ti cito quelli che mi mettono di buon umore: Mico Argirò, Frank Julian e Mitumme nei brani Jump e All in my head. Durante la pandemia ho cantato un brano per un DJ giovanissimo ma, secondo me, molto bravo, DJ Yunis.
Quali sono i tuoi obiettivi artistici a breve e lungo termine?
Affinare il mio stile, sono sempre in lavorazione sul mio stile. Nel breve e nel lungo termine. Rispetto a dei feedback (per altro positivi) che mi sono arrivati da parte di addetti ai lavori che hanno ascoltato I miei nuovi brani in anteprima, mi trovo d’accordo e quasi entusiasta: il mio “problema” sarebbe quello di non avere un genere di riferimento preciso, sono su un terreno completamente contaminato. In poche parole è come se fosse il genere Talija Project, ovvero tutto e il suo contrario. Adesso che ho gettato le basi, mi diverto a premere sull’acceleratore.
Come gestisci la pressione e le aspettative nel mondo della musica?
Non sento nè pressione, nè aspettative. Faccio esattamente quello che mi pare.
Quali sono i tuoi concerti o performance live preferiti in cui hai avuto l’opportunità di esibirti?
Ho un bellissimo e caro ricordo delle rappresentazioni teatrali che abbiamo messo in scena con Gli Attivi Compagni. Era una compagnia nata nell’ambito della psichiatria: si facevano questi laboratori di teatro in cui gli attori erano anche autori e in fase di riabilitazione. Oltre agli infermieri ed educatori, c’era un regista professionista che aiutava a dare forma al tutto: si creava insieme, si discuteva, si portava in scena e vivendo queste cose si faceva terapia, ognuno col suo ruolo; intendo dire che per fare terapia non dovevi per forza essere un paziente, penso siano esperienze che fanno bene anche a chi si cimenta da professionista; io, per esempio, mi occupavo delle musiche e devo dire che è stato il luogo in cui ho trovato più sincerità artistica, perchè si condivideva qualcosa, si costruiva insieme e non si veniva giudicati, non c’era l’ansia da prestazione. Perciò oltrechè crescere professionalmente sono cresciuta anche come persona, per altro in un periodo molto triste per me, perchè è morto mio padre. Peccato che si taglino i fondi per queste cose.
Cosa trovi più gratificante nell’essere un’artista musicale?
Quando realizzi che sei riuscito ad arrivare al livello successivo.
Qual è stato il momento più emozionante che hai vissuto durante un’esibizione dal vivo?
Nel 2018 ho fatto uscire un album che si chiamava Talija, come il mio nome d’arte. Era la fase subito precedente alla nascita di Talija Project. Album che, ad oggi, non mi rispecchia affatto. Comunque, venne organizzato un live in acustico per creare un minimo di movimento e dovevo esibirmi piano e voce, aiutata da Argento (cantautrice) alla chitarra. Partiamo dal fatto che più che mettere le dita su un paio di accordi non so fare, figuriamoci accompagnarmi, e che avevo un ditto rotto: povera Argento, coinvolta in questa cosa. Invece, andò bene. Fu emozionante perchè la sala del locale, anche piuttosto grande, era vuota perchè erano tutti fuori a bere, quando a un certo punto ci siamo decise e abbiamo iniziato a suonare: vedevi pian piano la sala che si riempiva e stavano tutti in silenzio ad ascoltarci. È stato qualcosa di surreale. Molto bello.
C’è un luogo o una città in cui ti piacerebbe molto esibirti in futuro?
Non saprei. Forse negli USA perchè sarei curiosa di vedere come mi accolgono.
Hai mai considerato di intraprendere nuove strade come composizione, produzione o insegnamento musicale?
Vorrei provare a scrivere per altri.
Quali sono le tue aspettative per il futuro della tua carriera musicale?
Vorrei viverci ma non è un’aspettativa, è più un sogno.
Come bilanci la tua vita personale con la tua carriera musicale?
Perfettamente direi, visto che la musica coincide con il mio tempo libero e quindi di relax. Direi che ho meno tempo di quello che vorrei per la musica ma, visto il periodo, va bene così.
Quali sono i tuoi hobby al di fuori della musica che ti aiutano a rilassarti e rinnovare la tua creatività?
Leggere, guardare film thriller e horror. Le atmosfere cupe e drammatiche dei film mi aiutano tantissimo ad ispirarmi.
C’è un sogno nel cassetto che vorresti realizzare attraverso la tua musica?
Sì, diventare qualcuno per potermi fare ascoltare e aiutare realtà che lottano contro i soprusi di ogni tipo, dall’ambiente, agli animali, agli esseri umani; il rispetto è una componente fondamentale per il nostro futuro. Vorrei che si riuscisse a livellare la dinamica del classismo, per cui o hai i mezzi o devi davvero compiere il miracolo. Ecco, non è giusto, dovremmo partire tutti da un adeguato livello di istruzione, di possibilità di scelta. Non deve essere il denaro o essere nati nella parte giusta del mondo il metodo di selezione. Abbiamo bisogno di persone talentuose, educate e capaci di farsi domande. Di persone capaci di costruire e accogliere. In tutto il mondo. Ci sono tante menti brillanti che vengono schiacciate dalla regola del più arrogante, che, per quel che mi riguarda, non equivale al più forte.
Utopia? Temo di sì, ci proviamo.
Qual è il messaggio o l’emozione principale che sperii di comunicare attraverso la tua musica?
Io spero che le persone abbiano il piacere di ascoltarmi, anche se magari con alcuni brani si possono sentire a disagio, magari di incuriosire, ecco. È la bellezza del dialogo fatto in libertà
Cosa rende la tua musica unica e diversa da quella degli altri artisti?
Bella domanda, non mi arrischio a darti una risposta tassativa. Per prima cosa non so davvero dire se al mondo sono l’unica a fare quello che sto facendo io, sicuramente ho una voce con una timbrica riconoscibile, questa caratteristica di “non genere” nella lavorazione dei miei brani. Sono imprevedibile.
Hai mai pensato di esplorare nuove forme di espressione artistica oltre alla musica?
Mi piacerebbe saper ballare.
Come definiresti il tuo rapporto con i tuoi fan e come interagisci con loro?
Spero di non avere fan, non mi piacciono i fanatismi. Spero di avere persone che apprezzano la mia musica e di poterci scambiare opinioni, alla pari.
C’è un momento specifico durante la tua carriera in cui hai sentito un cambiamento significativo o una crescita personale come artista?
Quando mi sono messa alla prova con i suoni in solitario. Ho costruito delle fondamenta solide e da lì non potevo che evolvere.
Quali sono le tue più grandi speranze e desideri per il futuro, sia a livello artistico che personale?
Di vivere le cose senza paura. La paura purtroppo ha fatto tanto parte della mia vita. È naturale avere paura ma non farsi condizionare. Adesso basta, quello c’è da affrontare, si affronta.
Cosa ti motiva a continuare a perseguire la tua passione per la musica nonostante le sfide che potresti incontrare lungo il cammino?
Semplicemente che è una cosa che amo fare, mi da emozioni e mi fa conoscere persone.
Con piacere! Ecco un possibile finale per l’intervista a Talija Project:
Per concludere, vorremmo ringraziare di cuore Talija Project per aver condiviso con noi il suo mondo affascinante e per averci regalato uno sguardo privilegiato dietro le quinte del processo creativo. Con la sua passione e dedizione, Talija Project continua a ispirare e a stupire il pubblico con la sua arte innovativa. Non vediamo l’ora di seguire da vicino i suoi prossimi progetti e di lasciarci ancora una volta incantare dalla sua visione unica e avanguardista. Grazie ancora a Talija Project per questa straordinaria opportunità e per averci fatto parte del suo straordinario viaggio artistico.
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