Uno dei più prestigiosi artisti che rappresenta l’Italia della musica e che ha fatto la storia del cantautorato italiano è sicuramente Sergio Endrigo, poeta della canzone a cui dette dignità e dimensione culturale, facendo emozionare il pubblico con i suoi brani d’amore ma anche interpretando musica per bambini.
Sergio Endrigo, cantautore e interprete classe 1933, nato a Pola in Istria, allora in Italia in Friuli Venezia Giulia. Il padre Romeo Endrigo, pittore, scultore e tenore, morì quando lui aveva solo sei anni. Trascorse l’infanzia con la madre Claudia Smareglia e per un periodo con gli zii a Trieste. Nel febbraio 1947 fu costretto, a causa delle vicende seguenti alla fine della seconda guerra mondiale, ad abbandonare la città natale insieme alla madre a trasferirsi come profugo prima a Brindisi e poi a Venezia. La vocazione di cantante la scoprì quando aveva circa dieci anni. Abitava insieme alla madre in una soffitta al quarto piano, sotto casa c’era un’osteria e ogni tanto la madre lo incaricava di andare a comprare un po’ di vino. Sergio ormai aveva stretto un rapporto anche con il padrone dell’osteria soprannominato Bepi Mustaccia. A mezzogiorno c’erano operai e manovali che si concedevano un po’ di vino mangiando dei panini con salumi, il Mustaccia per intrattenerli prendeva di peso il piccolo Sergio e lo faceva salire su un tavolo dove lui era spinto a cantare “La donna è mobile”. Quello è stato il primo “palcoscenico” per Endrigo. Il padrone dell’osteria inoltre lo pagava anche dandogli un paio di lire, che ai tempi era davvero una cifra molto buona. Fu proprio lì che Sergio scoprì il suo talento e una grande passione per il canto.
Da ragazzo, costretto dalle necessità economiche della famiglia, interruppe gli studi ginnasiali e iniziò a lavorare (come facchino all’Hotel Excelsior a Venezia e come fattorino alla Mostra del Cinema). Nel tempo libero prese a suonare la chitarra, iniziò a scrivere e a coltivare il suo amore per la musica. In breve tempo sviluppò il suo talento che gli permise di entrare a cantante e a suonare come contrabbassista in diverse orchestre, tra cui quella di Riccardo Rauchi (sassofonista e interprete italiano). Fu proprio con questo gruppo che avvenne il suo debutto musicale come cantante nel 1959 con un EP con brani come “Non occupatemi il telefono” e “Ghiaccio bollente”.
Altri brani di quel periodo incisi con la formazione di Rauchi furono “Notte, lunga notte”, “Arrivederci” e “Nuvola per due”.
All’inizio degli anni ’60 Endrigo contribuì al fiorire del filone dei cosiddetti “cantautori”, la nuova figura di autore e contemporaneamente di cantante che prese piede in Italia in quel periodo. Nel 1961 Firmò un contrattò come cantante con la Dischi Ricordi, scrisse le sue prime canzoni come “La brava gente” o “Chiedi al tuo cuore” senza però avere riscontri significativi. Due anni dopo lasciò la Ricordi per la RCA, fu proprio nel 1962 che pubblicò il brano “Io che amo solo te”, divenuto nel corso del tempo il suo pezzo più famoso, canzone d’amore che nel corso degli anni venne interpretata da diversi grandi artisti italiani come Mina, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Enzo Jannacci, Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia.
Dopo aver pubblicato il suo primo album da solista intitolato semplicemente “Sergio Endrigo” contenente il brano celebre e altri scritti anche in collaborazione con il regista Pier Paolo Pasolini, la carriera di Endrigo prese la via del successo. Nel 1963 l’artista pubblicò il secondo disco “Endrigo” con altri classici come “Se le cose stanno così”, “La rosa bianca” (traduzione della parte centrale di una poesia del poeta cubano José Martí che diede vita alla celebre canzone “Guantanamera”) e “Era d’estate”. Il cantautore apparve anche in alcuni film musicarelli, “Questi pazzi pazzi italiani” e “008 operazione Ritmo” e “Tutte le domeniche mattina”. Nel 1965 passò alla casa discografica Fonit Cetra componendo un altro brano tra i suoi più belli “Te lo leggo negli occhi” interpretato poi anche da altri artisti quali Eugenio Zambelli, da Giorgio Gaber e da Franco Battiato.
La prima partecipazione al Festival di Sanremo arrivò nel 1966, quando si presentò con il brano “Adesso sì”, incisa in quello stesso anno anche dall’esordiente Lucio Battisti. Partecipò alla kermesse per sei anni consecutivi fino al 1971 successivamente tornò nel 73, 76 e 86. Fu nel 1968 che raggiunse il successo grazie a “Canzone per te”, presentata insieme a Roberto Carlos Braga, cantante brasiliano. Si trattava della prima volta che un esponente della scuola cantautorale conquistava il successo nel Festival. Il testo della canzone narra di un amore a una festa piena di persone, ma che finisce troppo presto perché è un amore che “…era l’invidia di chi è solo”, che tutti vorrebbero ma che non tutti trovano. Un amore così forte che non riesce a finire, nonostante l’invidia generi solitudine. Si desidera che il dolore per la fine di questo amore possa cessare perché entrambi tornino a voler bene ad un’altra persona.
Endrigo pubblicò anche canzoni per bambini, partendo dal popolare brano “La casa” del 1969 contenuta nell’album “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” quest’ultimo venne inciso con i due poeti Vinícius de Moraes (poeta e cantante brasiliano) e Giuseppe Ungaretti. Successivamente nel 1972 incise un intero album di musiche per bambini “L’Arca” in cui una buona parte dei brani è dedicata ad animali. Interpretò le canzoni partendo dai testi e musiche di Vinícius e la partecipazione in alcune canzoni di Marisa Sannia, Vittorio De Scalzi dei New Trolls e dei Ricchi e Poveri. Tra i brani “La papera”, “La pulce” ma soprattutto la celebre “Il pappagallo” Due anni dopo mise in musica, con la collaborazione di Luis Bacalov, alcune poesie per bambini appositamente scritte da Gianni Rodari per l’album “Ci vuole un fiore”, la cui canzone omonima divenne popolarissima presso il pubblico infantile oltre che un successo discografico. Celebri i versi “Per fare un tavolo ci vuole il legno, / per fare il legno ci vuole l’albero, / … per fare tutto ci vuole un fiore”, ma celebri sono rimaste anche “Un signore di Scandicci”, “Napoleone” e “Mi ha fatto la mia mamma”
Sergio Endrigo musicista elegante, dalla vena malinconica e amara, parlava d’amore e di sentimenti, aveva scritto e cantato molte fra le più belle canzoni della prima epoca del cantautorato italiano ispirando quelli della generazione successiva. E’ stato anche un grande autore di musica per i piu’ piccoli. Merita di essere riascoltato, scoperto e apprezzato.
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