Attraverso i case studies di quattro musicisti geniali ma spesso avversati dai contemporanei perché considerati troppo “difficili” o “sperimentali” – i pianisti Cecil Taylor e Herbie Nichols, i sassofonisti Ornette Coleman e Jackie McLean – Spellman offre un resoconto aspro e disincantato del conflitto tra le esigenze dell’entertainment e quelle dell’integrità artistica, tra le asfissie del mercato discografico e gli orizzonti potenzialmente infiniti della ricerca musicale. Ciò che emerge da queste pagine, nel vivido racconto in prima persona dei protagonisti, è una vicenda di battaglie quotidiane per la sopravvivenza, fra difficoltà economiche, droghe e discriminazioni razziali; ma anche una storia di speranza e solidarietà, di inaspettati riscatti e rari, luminosi successi. Pubblicato originariamente nel 1966 e tradotto oggi per la prima volta in italiano, “Quattro vite jazz” è, come scrive l’autore nella nuova prefazione, “una macchina del tempo, il ritratto di quattro musicisti impegnati nella creazione artistica e in lotta contro fattori violentemente ostili. Quando ci sono lotte così, le belle storie da raccontare non mancano mai. E soprattutto, non invecchiano mai”.