Il 1995 è l’anno in cui Moody compone My Immortal, dedicandola al nonno scomparso. Immagina «uno spirito che ti rimane accanto dopo la morte, e ti perseguita al punto che nonostante l’affetto che provi per lui inizi a desiderare che se ne vada per sempre, perché non ti lascia in pace». Una presenza incorporea dapprima affascinante (“You used to captivate me by your resonating light”), ma che col tempo finisce per infestare i sogni del protagonista (“Your face it haunts my once pleasant dreams”), impedendo alla sue ferite di rimarginarsi (“These wounds won’t seem to heal”) e compromettendo la sua sanità mentale (“Your voice it chased away all the sanity in me”). L’intrigante storia di fantasmi soccombe al realismo nello special prima del ritornello finale: “Ho provato in tutti i modi a convincermi che tu sia andato via, ma anche se sei ancora qui con me, sono stato sempre solo”. Intenso e teatrale, My Immortal è uno dei brani cardine del percorso degli Evanescence.
Per cogliere una sfumatura più approfondita di Polly bisogna rifarsi alla biografia ufficiale dei Nirvana.Secondo questa biografia, la Polly di cui si parla nel brano è una ragazza quattordicenne, che fu oggetto di stupro e rapimento da parte di un pedofilo, che la torturò dopo un concerto punk rock. La storia reale viene romanzata all’interno del brano, dove la ragazza riesce a liberarsi e scappare, dopo aver finto piacere e […]