Nick Drake è un lampante prodigio: come i grandi poeti romantici inglesi ha vissuto poco, solo ventisei anni, ha prodotto tre soli lavori ufficiali – diversissimi tra loro – ed è morto in circostanze misteriose, al culmine di un periodo di autoisolamento e depressione. Il suo periodo pubblico è circoscritto a quattro anni, tra il ’68 e il ’72, eppure la sua musica ha il dono assoluto di essere sempre contemporanea, i suoi dischi hanno suono, magia e attrazione che risiedono fuori dal tempo. E adesso anche il personaggio umano di Nick è oggetto di un culto sempre più vasto e internazionale, con schiere di appassionati del suo stile, della sua eleganza, delle sue scelte pure e intransigenti. Stefano Pistolini, cultore ed esperto di Drake, torna sulla sua opera biografica e autobiografica “Le provenienze dell’amore”, scritta nel 1995 – ben prima che maestri come Carrère ed Ernaux rendessero l’ibrido tra le biografie romanzate e l’autofiction un genere di gran successo -, ampliandola con un saggio inedito per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’immortale album “Pink Moon” (febbraio 1972).