È sicuramente uno dei gruppi musicali più conosciuti al mondo, con 22 milioni di copie vendute, hanno scalato le classifiche internazionali per due decenni, stiamo parlando dei Ricchi e dei Poveri. “La prima cosa bella”, “Quello che sarà”, “Sarà perché ti amo”, “Mamma Maria”, sono solo alcuni, una piccolissima parte in verità, dei successi dello storico gruppo. Una partecipazione all’Eurovision Song contest, 12 partecipazioni al festival di Sanremo, premi in varie rassegne musicali, i Ricchi e Poveri hanno un patrimonio per la canzone italiana compagnia senza precedenti, un vero e proprio cofanetto di autentica musicalità.
gli anni Sessanta tracciano il cammino dei Ricchi e dei Poveri. Dopo diverse porte chiuse in faccia, a dare forma a questo nome, a tratti suggestivo, fu il cantautore romano Franco Califano . “Sei ricco di spirito e povero di tasca”, con queste parole Califano apre la strada ai ricchi e ai poveri. Il quartetto infatti, dopo diverse cene a casa di Califano, e dopo le sue parole, decide di adottare il nome. Nel 1968 prendono parte per la prima volta al Cantagiro con il brano “The Last Love”, una delle prime importanti rassegne nel mondo della musica. Inizia, con grande difficoltà, una scalata verso il successo internazionale. Nel 1970 la loro partecipazione al festival della canzone italiana, in coppia con Nicola di Bari, diede al gruppo un secondo posto, consacrando il quartetto nel cuore degli italiani. Con il brano “La prima cosa bella” conquistano migliaia di fan in tutto il Bel Paese e non solo. Un secondo posto arriva anche nel 1971, sempre al Festival di Sanremo. Questa volta con la dolce melodia “What will be”, i Ricchi e i Poveri spopolano in varie classifiche internazionali. Angela Brambati, Angelo Sotgiu, Franco Gatti e Marina Occhiena, questa la formazione storica del gruppo. Una formazione che torna compatta nel 2020, con la partecipazione, come ospiti, al festival di Sanremo.
Seattle, aprile 1994. Kurt Cobain, motore creativo della più grande rock band degli anni '90, viene trovato morto nella sua villa col cranio sfondato e un fucile stretto tra le dita. Prima ancora che l'indagine venga chiusa, la polizia di Seattle sentenzia: suicidio. In fondo tutti gli elementi sembrano esserci: l'arma del delitto, la nota del suicida, almeno un precedente tentativo documentato di togliersi la vita. Eppure, già poco dopo […]