La reputazione di Carl Barat come responsabile dei Libertins continua con Waterloo to Anywhere, il suo primo album con Dirty Pretty Things, che vede anche la partecipazione dell’ex batterista dei Libs Gary Powell e del chitarrista Anthony Rossamundo, che ha sostituito Pete Doherty negli ultimi tour dei Libertines. L’album suona come una versione più pulita e leggermente più diretta del mod-punk. Barat ha contribuito molto alla sua ex band: esplosioni di suono strettamente ingegnerizzate come “Deadwood” e “Doctors & Dealers” fanno partire l’album in modo impressionante, il che dovrebbe piacere ai fan di Libertines bruciati sul circolo vizioso apparentemente infinito di arresti e dipendenze di Doherty – e , ancora più importante, nelle esibizioni irregolari dei Babyshambles sul palco e in studio.
L’arguzia ringhiante che Barat portò ai Libertines è anche in piena forza su Waterloo to Anywhere, in particolare sulle canzoni che Barat afferma non riguardino il suo ex compagno di band, ma “Evil Carl”, alias i suoi tratti negativi e demoni di quando i Libertines erano ancora in giro. Sono sicuramente canzoni su come lasciare qualcuno o qualcosa alle spalle: Barat insiste sul fatto che “il nemico è proprio nella mia testa” su un battito che scatta e rimbalza, e vuole “mettere tutte le voci a letto” su Waterloo alla traccia di spicco di Anywhere, “Bang Bang You’re Dead”. Ma, anche se l’album non è altro che rocker calpestanti e l’energia di Dirty Pretty Things non si sventola mai, sembra un po’ troppo prevedibile.
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