Something Wonderful: Peggy Lee Sings the Great American Songbook Peggy LeeLa coinvolgente compilation del 2021 Something Wonderful: Peggy Lee Sings the Great American Songbook presenta esibizioni tratte dagli iconici programmi radiofonici della cantante. Una delle cantanti più distintive e influenti emerse dall’era della big band, Lee era rinomata per il suo stile caldo. Ha fatto propria ogni canzone, anche quando interpretava uno dei tanti standard americani popular songbook che sono al centro di Something Wonderful. Il Peggy Lee Show andò in programma dal giugno 1951 al novembre 1952 e vide la partecipazione di Lee, insieme ad un piccolo gruppo e a una big band diretti prima da Russ Case a New York e poi da Sonny Burke, dopo che la produzione si trasferì a Los Angeles. La raccolta di due dischi si concentra sulle interpretazioni di Lee e la trova persino unita allo show da molti dei compositori stessi, tra cui Johnny Mercer, Hoagy Carmichael, Frank Loesser e Matt Dennis, molti dei quali offrono un accompagnamento ironico e amabile del duetto. Il lavoro di Lee con Mercer è particolarmente piacevole e gli amici di lunga data offrono interpretazioni sorridenti di successi amati come “Ac-cent-tchu-ate the Positive”, “Come Rain or Come Shine” e “That Old Black Magic”. Canta anche molte delle sue canzoni, molte delle quali scritte con il suo primo marito, il chitarrista Dave Barbour, tra cui classici come “It’s a Good Day” e “I Don’t Know Enough About You”. Mentre spesso veniva caratterizzata come una fresca chanteuse anni ’50, Lee era solita, durante il concerto, avvolgersii abilmente in balladry di velluto, per esaltare con energia il suo successo. È quel senso di divertimento dal cuore aperto che pervade nelle sue performance.
Italia Nicola BenedettiDall'inizio della sua carriera, la violinista Nicola Benedetti ha mostrato un forte interesse nel suonare una varietà di opere, dai grandi blockbuster romantici, come i concerti di Pyotr Il'yich Tchaikovsky e Max Bruch, alle composizioni di Ralph Vaughan Williams, Karol Szymanowski, John Tavener e James MacMillan. A giudicare da queste scelte, ci si potrebbe aspettare che si attengano al repertorio ottocentesco e del ventesimo secolo, eppure per Italia, […]