“Ivan chi? Ivan Graziani? Ah sì, quello delle canzoni su Firenze e Lugano”: questa è, nel migliore dei casi, la risposta che mediamente si riceve nel tirare in ballo Ivan Graziani. Una media stimata tra coloro che ne ignorano l’esistenza, tanti, quelli che l’hanno sentito giusto nominare o passare meteoricamente insieme ai suoi successi e quelli che l’hanno potuto scoprire, apprezzare, approfondire nella sua forma pura, incontaminata, a cavallo tra un approccio più beatlesiano (il nostro era un folle amante dei Fab Four) e un suono scevro da qualsiasi influenza pop; due anime unite dall’unico, grande amore per la chitarra. Un equilibrio fra due poli che semplifica la varietà compositiva delle opere di Graziani, ma che renda bene la sua unicità nel panorama della canzone italiana. Il talentuoso chitarrista italiano Ivan Graziani formò la sua prima band, i Serogan, nel 1963, suonando insieme a Giuseppe Canala, Bruno Tartaglia e Luciano Cordivani. Poco dopo, divenne il cantante/chitarrista principale in un progetto chiamato Anonima Sound, in collaborazione con il bassista Walter Monacchi e il batterista Velio Gualazzi. Dopo che la band si sciolse nel 1972, Ivan Graziani decise di andare da solo, pubblicando il suo album di debutto, intitolato Desperation nel 1973, seguito da La Citta Che Io Vorrei. Oltre alle sue capacità strumentali, l’artista divenne attore nel 1981, interpretando un ruolo nel film Italian Boys, scrivendo anche un libro intitolato Arcipielago Chieti nel 1988, basato sulle sue esperienze durante i primi anni della sua carriera.
Ventiquattro racconti fatti di musica e sogno. Così li descrive Massimo Bonelli: «Ho collaborato con centinaia di artisti e con loro ho vissuto momenti straordinari, avventure, successi e insuccessi. Non nego che molti di loro siano meno interessanti di quanto appaiano effettivamente; così, a volte, ho colorato la loro vita con un po' di fantasia e, siccome lo dichiaro, nessuno mi può smentire. Ma qual è la realtà e quale […]